GIOIA E AMORE
José Antonio PagolaSecondo l’evangelista Giovanni, Gesù compiva sempre dei segni per far conoscere il mistero rinchiuso nella sua persona e per invitare la gente ad accogliere la forza salvatrice che portava con sé. Qual è il primo segno? Qual è la prima cosa che dobbiamo trovare in Gesù?
L’evangelista parla di una festa di nozze a Cana di Galilea, un piccolo villaggio di montagna, a quindici chilometri da Nazareth. La scena, però, ha un carattere chiaramente simbolico. Né la sposa né lo sposo hanno un volto: non parlano né fanno nulla. L’unico personaggio importante è un «invitato» che si chiama Gesù.
Secondo l’evangelista Giovanni, Gesù compiva sempre dei segni per far conoscere il mistero rinchiuso nella sua persona e per invitare la gente ad accogliere la forza salvatrice che portava con sé. Qual è il primo segno? Qual è la prima cosa che dobbiamo trovare in Gesù?
L’evangelista parla di una festa di nozze a Cana di Galilea, un piccolo villaggio di montagna, a quindici chilometri da Nazareth. La scena, però, ha un carattere chiaramente simbolico. Né la sposa né lo sposo hanno un volto: non parlano né fanno nulla. L’unico personaggio importante è un «invitato» che si chiama Gesù.
Le nozze erano in Galilea la festa più attesa e amata fra le genti della campagna. Famigliari e amici accompagnavano i fidanzati per diversi giorni, mangiando e bevendo con loro, ballando danze di nozze e cantando canzoni d’amore, All’improvviso, la madre di Gesù gli fa notare qualcosa di terribile: «Non hanno vino». Come possono continuare a cantare e ballare?
Il vino è indispensabile in un matrimonio. Per quelle genti il vino era anche il simbolo più espressivo dell’amore e della gioia. Lo diceva la tradizione: «Il vino rallegra il cuore». Lo cantava la fidanzata al suo amato in un bellissimo canto d’amore: «Il tuo amore è meglio del vino». È possibile un matrimonio senza gioia e senza amore? Cosa si può celebrare con il cuore triste e vuoto d’amore?
Nel cortile della casa vi erano «sei anfore di pietra». Sono enormi. Erano «messe lì» per l’«acqua» delle purificazioni. Rappresentavano la pietà religiosa di quei contadini che volevano vivere «puri» davanti a Dio. Gesù trasforma l’acqua in vino. Il suo intervento introduce l’amore e la gioia in quella religione. Ecco il suo primo contributo.
Come pretendere di seguire Gesù senza curare fra noi la gioia e l’amore? Che cosa potrebbe essere più importante nella Chiesa e nel mondo? Fino a quando potremmo conservare in «anfore di pietra», una fede triste e noiosa? A cosa servono i nostri sforzi, se non siamo capaci d’introdurre amore nella nostra religione? Niente di più triste che dire di una comunità cristiana: «Non hanno vino».
José Antonio Pagola
Traduzione: Mercedes Cerezo
Publicado en www.gruposdejesus.com