ACCOMPAGNARE A VIVERE
José Antonio PagolaUno dei tratti più caratteristici dell'amore cristiano è quello di saper avvicinarsi a chi potrebbe aver bisogno della nostra presenza. È il primo gesto di Maria dopo aver accolto con fiducia la missione di essere madre del Salvatore. Alzarsi e andare in fretta accanto a un'altra donna che in quel momento aveva bisogno del suo aiuto.
C'è un modo di amare che bisognerebbe recuperare nel nostro tempo, cioè «accompagnare nel suo vivere» chi si trova giù di morale e solo, bloccato dalla depressione, prigioniero della malattia o, semplicemente, senza gioia e speranza.
Stiamo costruendo, fra tutti, una società pensata soltanto per i forti, i fortunati, i giovani, i sani e quelli capaci di godersi e fruire la vita.
Così propiziamo quello che è stato chiamato la «segregazione sociale» (Jürgen Moltmann). Assembriamo i bambini negli asili nido, portiamo gli ammalati in cliniche e ospedali, custodiamo i nostri anziani nelle residenze, rinchiudiamo i delinquenti nelle carceri e mettiamo i tossicodipendenti sotto vigilanza...
Così tutto è in ordine, ciascuno riceve l'attenzione di cui ha bisogno, e gli altri possono lavorare e godersi la vita senza essere disturbati. Cerchiamo di crearci intorno a un insieme di persone senza problemi, che non possano mettere a rischio il nostro benessere, e arriviamo a vivere «abbastanza soddisfatti».
Così, purtroppo, è impossibile vivere la gioia di contagiare e dare vita. Si capisce che molti, anche se sono riusciti ad avere un alto livello di benessere, abbiano l'impressione che la vita fugga noiosamente dalle loro mani.
Chi crede nell'Incarnazione di Dio, che ha voluto condividere la nostra vita e accompagnarci nella nostra indigenza, si sente chiamato a vivere diversamente.
Non si tratta di fare «cose grandi». Forse, semplicemente, di offrire la nostra amicizia a quel vicino infossato nella solitudine, essere accanto a quel giovane che soffre la depressione, avere pazienza con quell'anziano che vorrebbe essere ascoltato da qualcuno, rimanere accanto a quei genitori il cui figlio è in carcere, rallegrare il volto di quel bambino triste, segnato dalla separazione dei suoi genitori...
Quest'amore che ci fa condividere le preoccupazioni e il peso che deve sopportare il fratello è un amore «salvatore», perché libera dalla solitudine e dà una speranza nuova a chi soffre, perché si sente accompagnato nella sua afflizione.
José Antonio Pagola
Traduzione: Mercedes Cerezo
Publicado en www.gruposdejesus.com