IL CAMMINO APERTO DA GESÚ
José Antonio PagolaNon pochi cristiani praticanti intendono la loro fede solo come un «obbligo». C'è un insieme di credenze che si «devono» accettare, sebbene non si conosca il loro contenuto né si sappia l'interesse che possono avere per la propria vita; c'è anche un codice di leggi che si «deve» osservare, per quanto non s'intenda bene tanta esigenza da parte di Dio; ci sono, infine, delle pratiche religiose che si «devono» eseguire, sebbene avvenga in maniera rutinaria.
Questa maniera di intendere e vivere la fede genera un tipo di cristiano annoiato, senza desiderio di Dio e senza creatività né passione alcuna di contagiare la propria fede. È sufficiente il «compiere». Questa religione non ha alcuna attrattiva; si converte in un peso difficile da sopportare; a non pochi produce allergia. Non era fuori strada Simone Weil quando scriveva che «dove manca il desiderio di incontrarsi con Dio, lì non ci sono credenti, ma povere caricature di persone che si rivolgono a Dio per paura o per interesse».
Nelle prime comunità cristiane si vissero le cose in altro modo. La fede cristiana non era intesa come un «sistema religioso». La chiamavano «via» e la proponevano come la via più sicura per vivere con senso e speranza. Si dice che è una «via nuova e viva» che «è stata inaugurata da Gesù per noi», una via che si percorre «con gli occhi fissi a lui» (Ebr 10,20; 12,2).
È di grande importanza prendere coscienza che la fede è un percorso e non un sistema religioso. E in un percorso c'è di tutto: un andare gioioso e momenti di ricerca, prove che bisogna superare e regressioni, decisioni ineludibili, dubbi e interrogativi. Tutto è parte della via: anche i dubbi che possono essere più stimolanti di non poche certezze e sicurezze possedute in forma rutinaria e semplicistica.
Ciascuno deve fare il suo proprio percorso. Ciascuno è responsabile dell' «avventura» della sua vita. Ciascuno ha il suo proprio ritmo. Non bisogna forzare nulla. Nel cammino cristiano ci sono tappe: le persone possono vivere momenti e situazioni diverse. L'importante è «camminare», non fermarsi, ascoltare la chiamata fatta a tutti di vivere in maniera più degna e felice. Questo può essere il modo migliore di «preparare la via del Signore».
José Antonio Pagola
Traduzione: Mercedes Cerezo
Publicado en www.gruposdejesus.com